Becketterie

La partita a scacchi tra Murphy e il signor Endon

La ricostruzione dell'assurdo match descritto nel romanzo «Murphy» con il contributo del newsgroup it.hobby.scacchi

Nel capitolo undici del romanzo Murphy, Samuel Beckett immagina che il protagonista – il quale lavora come infermiere presso la Magione Maddalena della Misericordia Mentale – sfidi a scacchi uno dei pazienti, uno schizofrenico, tal signor Endon. La partita che ne risulta è piuttosto particolare per una serie di ragioni: 1) nessun pezzo viene mai mangiato; 2) Murphy adotta una tattica inspiegabile il cui fine è quello di farsi mangiare il maggior numero possibile di pezzi da Endon, il quale invece non sfrutta mai le debolezze dell’avversario; 3) Endon, più che sfidare Murphy, è preoccupato soprattutto di portare a compimento un paranoico balletto di pezzi sulla scacchiera il cui disegno – che si chiarirà verso la fine della partita – è quello di riportare i pezzi in una posizione simile a quella di apertura. La partita terminerà con l’abbandono da parte di Murphy.

Non sono un appassionato di scacchi, ma quando ho letto per la prima volta la descrizione della partita in Murphy ho subito avuto la curiosità di “rigiocarla” per vedere effettivamente l’evoluzione dei due fronti sulla scacchiera. Ho utilizzato allora un programma di scacchi open source, GNU Chess, attraverso il quale ho riprodotto le mosse di Murphy e di Endon.

Nota: nel romanzo lo sviluppo della partita è descritto attraverso la consueta notazione algebrica, che riporto qui integralmente. Alcune mosse sono commentate dal narratore. Ho ritenuto opportuno riportare questi commenti, in corsivo, e corredarli con le immagini della scacchiera. Inizialmente ho preso come riferimento l’edizione Einaudi, 2003. Poi, quando ho chiesto ai partecipanti del newsgroup it.hobby.scacchi di commentare tecnicamente questa assurda partita (commenti che ho inserito in fondo a questa pagina), ho scoperto grazie a uno dei partecipanti, Dav, che questa edizione presenta un errore di stampa nella notazione dell’ottava mossa dei Neri. La notazione corretta è quella che appare sulla vecchia edizione Einaudi, 1980.

Il match mossa per mossa

Bianchi (Murphy)Neri (Endon)

Il signor Endon giocava sempre con i Neri. Se gli offrivano i Bianchi, si dileguava, senza alcun segno di fastidio, con un’espressione di leggero stupore.
1. e4

La causa principale di tutte le successive difficoltà dei bianchi.
1. Ch6
2. Ch32. Tg8
3. Tg13. Cc6
4. Cc34. Ce5
5. Cd5

Apparentemente niente di meglio, per quanto brutta mossa
6. Th16. Cc6
7. Cc37. Cg8
8. Cb18. Cb8
9. Cg19. e6
10. g3

Pensata male.
10. Ce7
11. Ce211. Cg6
12. g412. Ae7
13. Cg313. d6
14. Ae214. Dd7
15. d315. Rd8

Mai vista al Café de la Régence, raramente al Divano di Simpson.
16. Dd216. De8
17. Rd117. Cd7
18. Cc3

Segnale di allarme
18. Tb8
19. Tb119. Cb6
20. Ca420. Ad7
21. b321. Tg8
22. Tg122. Rc8
23. Ab223. Df8
24. Rc124. Ae8
25. Ac3

È difficile immaginare una più deplorevole situazione per i Bianchi a questo punto.
25. Ch8
26. b426. Ad8
27. Dh6

L’ingegnosità della disperazione.
27. Ca8

Il gioco dei Neri si fa irresistibile.
28. Df628. Cg6
29. Ae529. Ae7
30. Cc5

Va tributato un encomio ai Bianchi per l’ostinazione con la quale si affannano a perdere un pezzo.
30. Rd8

A questo punto il signor Endon, senza nemmeno pronunciare “j’adoube”, mise sottosopra il suo Re e la Torre della Regina, posizione che conserveranno fino alla fine della partita.
31. Ch1

Mossa di alleggerimento un po’ tardiva.
31. Ad7
32. Rb2!!32. Th8
33. Rb333. Ac8
34. Ra434. De8

Dal momento che il signor Endon non gridava “Scacco!”, né tanto meno dava la minima impressione di essere consapevole di stare attaccando il Re del suo avversario o meglio del suo dirimpettaio, Murphy era dispensato, in conformità alla legge 18, dall’occuparsene. Ma ciò voleva dire ammettere che la sua salvezza era fortuita.
35. Ra535. Cb6
36. Af436. Cd7
37. Dc337. Ta8
38. Ca6

Non ci sono parole per esprimere quale pungolo mentale spronò i Bianchi a questa abietta offensiva.
38. Af8
39. Rb539. Ce7
40. Ra540. Cb8
41. Dc641. Cg8
42. Rb542. Re7

Il finale di questo solitario è splendidamente giocato dal signor Endon.
43. Ra543. Dd8

Ogni ulteriore diversivo risulterebbe frivolo e vessatorio, e Murphy, con lo scacco matto nel cuore, abbandona.
I Bianchi abbandonano

I commenti degli studiosi di Beckett

“In una partita a scacchi unica nel suo genere, Murphy e il signor Edon compiono quarantatré mosse di brillante non-comunicazione, nel corso delle quali il signor Endon non distoglie mai una volta l’attenzione dalle sue tre file di pezzi, mentre Murphy si sforza dapprima di imitare le mosse dell’avversario, poi sacrifica inconsultamente tutti i suoi pezzi. […] Alla nona mossa Murphy è riuscito, nonostante il suo brillante esordio, a ripetere quasi tutte le mosse del signor Edon. Alla decima mossa Murphy muove un altro pezzo invitando il signor Endon ad attaccarlo; Endon lo ignora e continua a muovere i suoi pezzi avanti e indietro e lateralmente, sempre all’interno delle tre file che gli sono più vicine. […] Alla ventunesima mossa, Murphy ha spostato tanti pezzi che non può più continuare a seguire il signor Endon e comincia a muovere alla cieca. Endon, perfettamente controllato, continua a scambiare di posto ai suoi pezzi. […] Murphy continua a offrire la sua regina e Endon a rifiutarla. Alla trentaquattresima mossa Murphy si trova chiaramente in scacco matto, ma il signor Endon si rifiuta ancora una volta di prenderne atto. Nelle ultime nove mosse Murphy cerca freneticamente di comunicare facendo avanzare in maniera inconsulta i suoi pezzi e spostando la regina e il re in posizioni suicide. Endon, che per tutta la partita non si è mai curato della presenza di Murphy, termina la partita con tutti i suoi pezzi disposti in bell’ordine dalla sua parte, più o meno nelle stesse posizioni dell’inizio. Ciò che è interessante in questa partita è l’inutile rinuncia di Murphy dopo la quarantatreesima mossa del signor Endon, quando con la sua regina avrebbe potuto costringere l’avversario ad affrontarlo o a ritirarsi. Con questa mossa Endon avrebbe dovuto mangiare la regina di Murphy oppure alterare la simmetria dei suoi pezzi; non avrebbe potuto ignorarla e sarebbe stato quindi costretto a riconoscere l’esistenza di Murphy. Il fatto che Murphy scelga invece di rinunciare dimostra che egli si riconosce sconfitto in qualcosa di più di una partita a scacchi: è sconfitto dallo stesso signor Endon ed è costretto a rendersi conto che tra loro non ci sarà mai una comunicazione”. (Deirdre Bair)

“L’errore di Murphy è, dunque, […] cercare una profondità nella superficie […]. La risolutiva partita a scacchi con il signor Endon è da questo punto di vista magistrale: mentre Murphy […] offre costantemente i suoi pezzi acché siano mangiati (per aprire la partita, per fare legame), l”amabile schizofrenico’ continua a muovere le sue pedine sulla superficie della scacchiera, senza apparentemente alcuna strategia che non sia quella di spostarle ‘sul posto’. Alla quarantatreesima mossa, Murphy è in scacco, e il signor Endon ha ridisposto le sue pedine praticamente sulla posizione di partenza. Si rimesta nel profondo, sembrerebbe concludere Beckett, solo per dare vita alla vita, produrre, congiungersi, moltiplicarsi (‘Be on!’); ma sulla sognata superficie tutto procede come nell’Antipurgatorio dantesco, o nell’arte purgatoriale joyciana, e ogni passo in avanti è un passo indietro: si tratta solo di giocare e rigiocare il finale di partita (‘End on!’)”. (Gabriele Frasca)

“Murphy costituisce il […] primo passo verso la creazione di un potente e perfetto mondo artistico proprio partendo da quegli stati mentali che un tempo erano negati e nascosti nei manicomi, ma che, con gli anni Sessanta, erano apparsi come immagini speculare del nostro mondo interno. Ciò diventa chiaro quando Murphy scopre la sua anima gemella e immagine narcisistica, il signor Endon, uno schizofrenico esile, peloso, con un pigiama elegante e pieno di anelli, con il quale gioca delle partite a scacchi che durano intere giornate, silenziose, mai terminate e che entrambi cercano di amare”. (A. Alvarez).

I commenti dei partecipanti al newsgroup it.hobby.scacchi

(ai quali va il mio ringraziamento per aver accettato di commentare con pazienza la manifesta assurdità di questa partita)

“Un’analisi tecnica della partita è, ovviamente, improponibile. L’analisi psicologica, la metafora che vi è sottesa, credo si possa delineare dal contesto in cui la partita si svolge. Purtroppo non ho letto il romanzo :-|, quindi mi astengo dal formulare ipotesi. Posso solo notare che almeno una delle note critiche pubblicate a piè di pagina web pecca forse di scarsa conoscenza del gioco e dei suoi potenziali sviluppi. Leggendo Bair (‘Ciò che è interessante in questa partita è l’inutile rinuncia di Murphy dopo la quarantatreesima mossa del signor Endon, quando con la sua regina avrebbe potuto costringere l’avversario ad affrontarlo o a ritirarsi‘), si ha l’impressione che Murphy abbia abbandonato nel momento in cui era finalmente sul punto di forzare l’avversario a reagire alle sue mosse, laddove tale possibilità si era invece presentata innumerevoli volte, nel corso della partita. Credo piuttosto che Murphy non volesse fin dall’inizio forzare alcunché in quel “match”, limitandosi a “tentare” Endon. Abbandona quando si rende conto che ogni tentativo è stato vano, mentre Endon è a una mossa dal completare la totale involuzione del “gioco”. Murphy potrebbe, continuando ancora per una mossa, impedire il definitivo realizzarsi di tale progetto (con la Donna in c6 il Re non potrebbe tornare in e8), ma il commento evidenzia come si tratterebbe di un diversivo vessatorio: la comunicazione tra i due è già sconfitta…né, credo, poteva essere altrimenti, visto che Endon, rifiutando sempre di giocare coi bianchi, dimostra di non concepire nemmeno l’idea di “fare il primo passo” su quel terreno. Inoltre, dove afferma: ‘Alla trentaquattresima mossa Murphy si trova chiaramente in scacco matto, ma il signor Endon si rifiuta ancora una volta di prenderne atto’ credo (spero 😉 vi sia un errore di traduzione, in quanto si tratta di un semplice scacco, non di un matto. Una chiave di lettura interessante nasce dal commento alla prima mossa del B. (‘1. e4 – La causa principale di tutte le successive difficoltà dei Bianchi’), quasi che lo slanciarsi verso l’altro seguendo i propri impulsi, piuttosto che provando a riconoscere i suoi, sia la causa prima della sconfitta”. (Mario Cocozza)

“1.e4 Ch6 – Questa mossa di cavallo e’ decisamente bizzarra: quel cavallo giocato in una casa laterale non ha alcuna influenza verso il centro della scacchiera, inoltre questa mossa non fa proprio niente per impedire al bianco di spingere in d4 alla successiva e ottenere un certo vantaggio di spazio al centro. 2.Ch3 Tg8 – E questa mossa e’ altrettanto bizzarra. Gia’ a questo punto e’ possibile sentenziare che entrambi i giocatori non stanno affatto dimostrando di conoscere o quantomeno applicare i principi strategici basilari. Appare pertanto poco sensato proseguire con un commento tecnico, visto che nessuno dei due sta giocando le mosse migliori. 3.Tg1 E vabbe’, continuiamo di male in peggio. Queste mosse di torre, oltre ad essere perfettamente inutili per quanto riguarda la strategia dell’apertura, sono anche da considerarsi negative in quanto entrambi i giocatori in questo modo perdono il diritto ad effettuare l’arrocco corto, ed inoltre lasciano senza giustificato motivo i pedoni h2 e h7 indifesi. 4.Cc3 Queste mosse hanno una certa plausibilita’: se non fosse per quanto e’ stato giocato fino ad ora, potrebbero anche avere un senso, ma viste le mosse precedenti, mi viene da dire che siano mosse giocabili per puro caso. Ce5 E infatti! Il nero si mette a gironzolare per la scacchiera col cavallo senza aver messo il centro sotto controllo e senza aver portato prima in gioco gli altri pezzi. Il bianco spingendo in d4 passa decisamente in vantaggio. 5.Cd5 Ma il bianco dimostra di giocare peggio del nero! – Th8 6.Th1 Cc6 7.Cc3 Cg8 8.Cb1 Cb8 9.Cg1Questa sequenza di mosse rasenta la reciproca presa in giro! e6 E qui, se entrambi i giocatori non avessero perso il diritto all’arrocco, saremmo di fronte ad una posizione ben nota di apertura. 10.g3 Ma il bianco continua a giocare in modo bizzarro, rinunciando ad occupare il centro con i pedoni. Ce7 11.Ce2 Cg6 12.g4 Ae7 13.Cg3 d6 14.Ae2 Dd7 15.d3 Rd8 Qui non c’e’ proprio alcuna coerenza di gioco. Con tutta la buona volonta’ e’ impossibile pretendere di cercare in questa partita un qualsivoglia significato. Sembra di vedere due persone che hanno appena imparato le regole di movimento dei singoli pezzi, e neppure tanto bene. 16.Dd2 De8 17.Rd1 Cd7 18.Cc3 Tb8 19.Tb1 Cb6 20.Ca4 Per la prima volta in questa partita, dopo una serie di mosse assurde ed illogiche dal punto di vista strategico, viene giocato un vero e proprio errore tattico: questo cavallo e’ stato messo in presa. Il nero puo’ catturarlo. Ad7 Ma non lo cattura. A questo punto e’ proprio evidente che la partita e’ insulsa. 21.b3 Tg8 22.Tg1 Rc8 23.Ab2 Df8 24.Rc1 Ae8 25.Ac3 Ch8 26.b4 Ad8 27.Dh6 Se il cavallo messo in presa in precedenza poteva anche sfuggire ad un dilettante messo di fronte ai pezzi per la sua prima partita, questa mossa di donna e’ evidente anche al piu’ inesperto dei giocatori, che e’ in presa… Ca8 28.Df6 Cg6 29.Ae5 Ae7 Ma siamo sicuri che si tratti di scacchi e non di altro gioco che preveda pezzi e scacchiera? 30.Cc5 Rd8 31.Ch1 Ad7 32.Rb2!! E questi due !! che cosa rappresenterebbero? Th8 33.Rb3 Ac8 34.Ra4 De8+ 35.Ra5 Ho capito!! Le regole di questo gioco sono che e’ illegale catturare e vince chi subisce matto. Praticamente il bianco sta cercando di costringere il nero a dargli matto. Cb6 36.Af4 Cd7 37.Dc3 Ta8 38.Ca6 Af8 39.Rb5 Ce7 40.Ra5 Cb8 41.Dc6 Cg8 42.Rb5 Re7 43.Ra5 Dd8 0-1 No, non e’ neppure quello che pensavo. Non riesco proprio a capire la conclusione”. (Roberto Montaruli)

“Nel ricostruire la partita sulla scacchiera […] sono stato assalito da un sentimento mutevole, ma direi relativamente forte. All’inizio trovavo divertente l’assurdità delle mosse (anche senza approfondire troppo l’analisi scacchistica, quelle mosse sono comunque senza senso), poi, piano piano quello che ho provato si è avvicinato più al disagio, passando poi a una certa forma di angoscia e infine a qualcosa che non saprei definire se non come tristezza. Purtroppo di Beckett ho letto solo il famosissimo Aspettando Godot, molti anni fa, quindi non posso dire di conoscerlo come autore. Ma se uno dei fini dell’arte è di suscitare sensazioni in chi ne fruisce, Beckett doveva essere proprio un genio. […] Come mai Murphy non cattura mai i pezzi neri? Tutto sommato, una volta abbandonato il piano di seguire il folle disegno dell’avversario e deciso che ne doveva attrarre l’attenzione, quello sarebbe stato l’unico modo per impossibilitare Endon a proseguire nel suo solitario. Io l’ho interpretata come una metafora di quel comportamento che si ha spesso verso i malati mentali, di non urtarli troppo. Comportamento che evidentemente non fornisce grandi risultati. Ma forse c’è qualcosa di più?” (Anelastico).

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