Interviste

Una predilezione per il Beckett “breve”

Qualche domanda a Vitaliano Trevisan che nel suo «Wordstar(s)» mette in scena gli ultimi giorni di vita di Samuel Beckett.

Ho intervistato Vitaliano Trevisan – il quale, tra l’altro, mi ha confessato di essere un frequente visitatore di samuelbeckett.it – dopo aver letto il suo Wordstar(s), una trilogia di pièce teatrali in cui l’ultima, che porta lo stesso nome della raccolta, è incentrata sugli ultimi giorni di vita di Samuel Beckett.

Leggere Beckett, per uno scrittore, può essere un’esperienza paralizzante. Sembra quasi che non sia possibile andare oltre quelle forme, quelle intuizioni. Come è stato, da scrittore, il suo incontro con l’opera di Beckett?

L’incontro con Beckett risale agli anni Ottanta, ma è vero che mi è sembrato di capirci qualcosa solo poco tempo fa. Capire non è il verbo giusto, sentire è meglio; e comunque, ho cominciato a sentire qualcosa da quando sono in grado di leggerlo in inglese. Le traduzioni di Beckett, in particolar modo quelle relative ai lavori narrativi, sono decisamente fuorvianti. E sì: leggere Beckett può essere fatale, per uno scrittore. Non sono ancora sicuro di essermela cavata.

Mi sono accostato al suo Wordstar(s) da beckettiano incallito e dunque divertendomi a risolvere gli accenni biografici, i riferimenti che solo un conoscitore di Beckett poteva vedere. Poi mi sono reso conto che dire che il suo testo parla di Beckett è riduttivo. Ho visto insomma che avrebbe funzionato comunque, anche se io non avessi saputo nulla del vero protagonista. Lei, nello scrivere, si è posto il problema di un eventuale lettore che non conoscesse Beckett?

A dire il vero, mentre l’opera si andava componendo, avevo l’impressione che a parlare non fosse solo Beckett e, nella mia testa, al viso di Beckett si sovrapponeva quello di Bernhard, a quello di Bernhard si sostituiva il volto di Bacon, che a sua volta si trasformava di nuovo in Beckett. Per quanto riguarda il problema della conoscenza o meno di Beckett da parte del fruitore, è un problema che mi pongo sempre: vorrei che i miei testi richiedessero solo di saper leggere, o, nel caso del teatro, di essere visti. E sentiti.

Wordstar(s) si apre con una citazione da Il calmante di Beckett, un racconto decisamente meno celebre di altre opere dell’autore di Aspettando Godot. Il film di Matteo Garrone – di cui è sceneggiatore e attore protagonista – si intitola Primo amore come un’altra opera minore di Beckett. La sua è una particolare predilezione per i lavori meno noti di questo scrittore?

Meno noti, ma non meno importanti. In effetti, negli ultimi anni, ho scoperto che la prosa beckettiana è pochissimo conosciuta. Tutti conoscono Aspettando Godot, magari Finale di partita o L’ultimo nastro di Krapp, ma il lavoro narrativo è, ed è stato, decisamente poco letto. Anche questo credo dipenda, in buona parte, dalle traduzioni. Primo amore, per esempio, nell’edizione Einaudi, è una vecchia – e secondo me decisamente scadente – traduzione di Franco Quadri che si inceppa a ogni momento. Per finire, sì: ho decisamente una predilezione per il Beckett “breve”.

Veniamo agli altri due testi della sua “trilogia della memoria”. Scandisk mi sembra un’opera a sé. Defrag, invece, mantiene una certa atmosfera beckettiana, soprattutto nell’intreccio di quei tre monologhi che a me ha subito ricordato Commedia. Sono io che sono fissato oppure Beckett è filtrato anche qui?

Beckett filtra, più o meno consapevolmente, in tutto quello che scrivo. Per inciso, non credo che Scandisk sia un’opera a sé, anzi. Ma è vero che il collegamento è meno immediato.

Sono previste rappresentazioni delle pièce contenute in Wordstar(s)?

Sì: Scandisk e Defrag andranno in scena “legate”, ovvero una dopo l’altra, per la regia di Toni Servillo. Il debutto è previsto per il 3 giugno 2005 al teatro India di Roma. Il cast è in via di definizione; per ora, è sicuro che Anna Bonaiuto sarà la madre e Michela Cescon la figlia maggiore.

Vitaliano Trevisan è nato nel 1960. Abita a Vicenza. Ha pubblicato i romanzi “Un mondo meraviglioso” (Theoria 1997) e “I quindicimila passi“ (Einaudi 2002). Ha scritto la raccolta di racconti “Standards vol. I” (Sironi 2002), i racconti brevissimi “Shorts” (Einaudi 2004) e tre testi teatrali raccolti in “Wordstar(s)” (Sironi 2004). È autore della sceneggiatura del film “Primo amore”, di Matteo Garrone (2004), di cui è anche attore protagonista.

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