Come spesso accade, sono le realtà locali più piccole e le case editrici indipendenti ad essere più sensibili a temi e personaggi letterari che dovrebbero fare gola anche alle grandi istituzioni e alle cosiddette majors. Ci pensavo sabato scorso, il 20 gennaio, mentre mi trovavo nell’affollato foyer del Teatro Comunale di Cagli in attesa che iniziasse lo spettacolo diretto e interpretato da Paolo Graziosi (Catastrofe + L’ultimo nastro di Krapp, in prima nazionale) e su un tavolo poco dopo l’entrata facevano mostra di sé i bei volumi PlayBeckett e Tegole dal cielo (rispettivamente editi da Hacca ed Edup, due piccole case editrici che nel 2006 si sono distinte assai più di altre per l’attenzione al Centenario beckettiano).
Guardare oltre il Centenario ci mette al sicuro da una sbrigativa relegazione in soffitta di tutto l’armamentario beckettiano sfoderato nel corso dell’anno appena trascorso.
Ero a Cagli su invito dell’organizzazione del festival 101 Beckett curato da Massimo Puliani del Teatro Stabile delle Marche e docente di storia del teatro e regia all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Avevo già avuto modo di guardare con entusiasmo a questo “101″, a questo voler guardare oltre il Centenario, che ci metteva al sicuro da una sbrigativa relegazione in soffitta di tutto l’armamentario beckettiano sfoderato nel corso dell’anno appena trascorso. E l’essere lì di persona ha confermato le mie aspettative, sia per la qualità degli interventi che per la risposta del pubblico.
Nel pomeriggio, nel ridotto del Teatro, Alessandro Forlani, docente di metodologia della sceneggiatura all’Accademia di Macerata, ha condotto un approfondimento de L’ultimo nastro di Krapp, commentando a margine le videoproiezioni in cui Krapp era impersonato da attori quali Glauco Mari, Giancarlo Cauteruccio e John Hurt (quest’ultimo, per la regia di Atom Egoyan, davvero imperdibile).
Verso le 18:30 è iniziato il convegno Beckett e la tecnologia: una folgorazione multimediale, mediato da Puliani. Dopo l’introduzione di Simonetta Romagna (Assessore alla Cultura della Provincia) e Italo Grilli (Presidente Istituzione Teatro Comunale Cagli) si sono susseguiti gli interventi: Franco Cordelli (scrittore e critico teatrale del Corriere della Sera) ha proposto il suo personale ricordo dell’incontro con l’opera di Beckett, Massimo Raffaelli (critico letterario del Manifesto), dichiarandosi un “intruso” in quanto non studioso beckettiano ma semplice lettore, ha poi sottolineato la centralità del Nostro, Agnese Mezzanotti (studiosa) ha esposto il tormentato rapporto tra Beckett e la sua terra natale, Valentino Bellucci (docente di filosofia) ha suggerito un parallelismo tra l’opera dello scrittore e i concetti di Nulla e Vuoto appartenenti alle filosofie orientali, il sottoscritto ha cercato di immaginare quale approccio avrebbe avuto Beckett nei confronti di internet, Forlani ha affrontato più da vicino i vari media toccati dall’opera beckettiana. Ha chiuso Raffaelli auspicando la produzione di atti del convegno.
L’opera di Beckett non passa nello spirito dei lettori senza lasciare una traccia, un coinvolgimento che torna nella loro voce quando ne parlano. E questo vale tanto per chi lo legge e rilegge da decenni, quanto per chi lo apprezza solo da poco.
Questa elencazione sintetica rischia di apparire un po’ algida, ma ci tenevo a citare tutti, perché in ogni intervento ho avuto il piacere di ascoltare una partecipazione viva, sincera. C’è poco da fare: l’opera di Beckett non passa nello spirito dei lettori senza lasciare una traccia, un coinvolgimento che torna nella loro voce quando ne parlano. E questo vale tanto per chi lo legge e rilegge da decenni, quanto per chi lo apprezza solo da poco.
Dopo il convegno, lo spettacolo di Graziosi: una messinscena rigorosa, con grande attenzione ai ritmi di scena. So che 101 Beckett è proseguito con successo mentre io ero già tornato a Roma (“nella mia tana” per dirla con Krapp, già che ci siamo…), con un Branciaroli in gran forma per il suo Finale di Partita e altri visitatori che hanno potuto apprezzare la mostra fotografica di Mario Dondero I volti della Francia di fine anni ’50: Beckett, Ionesco, Genet, Sartre… a cura di Vito Panico.
Cagli, dunque, come immaginavo, è stato un inizio, un ottimo inizio, per proseguire con il progetto di mantenere viva l’attenzione nei confronti di Samuel Beckett. Qualche piccolissimo segnale già c’è. Facciamolo diventare più forte.