Nelle parole degli altri

Compulsione testuale

Rick Moody: «Nel secondo anno di college facevo solo tre cose. Andavo a lezione di scrittura creativa, mi drogavo e leggevo Beckett.»

Il testo che segue è tratto dall’articolo «A short walk through “The Rings Of Saturn”» firmato dallo scrittore statunitense Rick Moody sul numero di maggio 2007 della rivista «The Believer».

Tra gli autori che mi piacciono, pochi hanno composto un’opera così coinvolgente da farmi sentire obbligato a leggerne ogni parola. Non so se questa relazione leggi-ogni-parola sia una buona relazione tra lettore e libro. E tuttavia quando ci sei dentro è qualcosa di gioioso ed eccitante: compulsione testuale. Per me l’opera di W.G. Sebald è l’esempio più recente di questa compulsione testuale e ci sono dentro da cinque anni. Altri esempi di mie patologie, dall’adolescenza in poi, in ordine cronologico: Kurt Vonnegut, Samuel Beckett, Stanley Elkin, Thomas Bernhard, William Gaddis, Ryszard Kapuściński e Lydia Davis.

Ovviamente, ci sono altri scrittori di cui ho letto tutto o quasi. James Joyce, per esempio, Herman Melville, Michel de Montaigne, Virginia Woolf, Vladimir Nabokov, Bruno Schulz, Thomas Pynchon, e così via. Ma con Sebald e gli altri citati prima è diverso. La sincera compulsione testuale comporta sacrifici. Salti i pasti? Rinunci alla tua vita sociale? I tuoi rapporti personali ne soffrono? Leggi questi libri più o meno sequenzialmente? Nel secondo anno di college, quando ero iscritto al corso di scrittura creativa tenuto da Angela Carter, la scoperta di Beckett fu un tale evento che per un semestre non feci altro che leggere Beckett e andare a lezione. Ok, prendevo droghe anche. Proprio così, facevo solo queste tre cose: andavo a lezione di scrittura creativa, mi drogavo e leggevo Beckett. Mi ero costruito una specie di trono beckettiano, un grande globus hystericus girevole ricavato da una sedia che avevo rubato dalla lounge della sala laureati della Brown University, quell’edificio ingiustificatamente torvo in stile sovietico, nel quale avrei continuato a prendere droghe e a tentare uno svogliato suicidio l’anno accademico successivo. Questo globus hystericus era il trono perfetto per leggere Beckett. Quando soffri di compulsione testuale devi per forza costruirti un adeguato ambiente di lettura.

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