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Il Krapp di Wilson: due punti di vista

I pareri opposti di Massimo Puliani e Antonio Borriello sulla messinscena firmata dal grande regista statunitense.

Massimo Puliani, docente di regia al DAMS di Bologna e all’Accademia di Belle Arti di Macerata, nonché regista teatrale egli stesso mi segnala la pubblicazione sul suo blog di una recensione del Krapp messo in scena da Wilson. La riporto integralmente.

Wilson – per dirla con Franco Quadri – giunto “all’inevitabile termine” della pièce multimediale, ha presentato al Festival di Spoleto due allestimenti: Credo che si possa dire in merito che il suo KRAPP è già nella Storia del Teatro!!! Impeccabile, memorabile, poetica …interpretazione! Non capitava dai tempi di “Hamlet a monologue” vederlo in scena. Da solo. Identità sdoppiata/unita con il protagonista. Una presenza in scena che racconta il suo mondo, la sua estetica, la sua poetica. Wilson/Krapp è commovente e grottesco al tempo stesso. Vive nella sua tana multimediale. Non quella di Beckett, ma di Wilson! Essenziale e rigorosa. Una geometria di luci e segni che si commista ai gesti e alle voci del protagonista. Forma e contenuto. Incubo e realtà. Passato e presente. Pianto e risata. Il senso tragico di Beckett è il senso tragico di Wilson. Il suo fisico ingrassato dal tempo lo segna ancor di più. Capelli tinti e faccia bianca che ricorda una maschera orientale. La matita nera che lo segna come un personaggio da film muto. E balla come in film antico. Ripete le gesta e azioni. Con gridolini e meticolose operazioni performative con il magnetofono che scandisce il tempo e la storia di Krapp/Wilson. Replay per Winnie/Adriana Asti: Impeccabile , memorabile, essenziale…. interpretazione!

Si tratta di un punto di vista assai distante da quello di Antonio Borriello e a proposito del quale Puliani si schiera apertamente in difesa di Wilson (leggi qui l’intervento integrale):

Non possiamo disconoscere (in nome di una “fedeltà” all’autore del testo) il ruolo della regia e del regista nella scrittura scenica del Novecento! […] Questo spettacolo è già nella Storia del Teatro, in quanto il percorso di Bob Wilson è giunto a Beckett come un incontro ineludibile. Ed è questa la forza sovversiva del teatro, dai Greci a Shakespeare a Beckett, avere sì grandi drammaturghi, ma anche grandi interpreti.

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