Finalmente tradotto il primo racconto di Beckett
Oltre ad «Assunzione», il volume pubblicato dalla casa editrice Via del Vento, propone anche il racconto «Un caso su mille»
Tocca spesso alle piccole case editrici sbrigare il lavoro “ingrato” di portare alla luce testi minori di autori i cui classici sono pubblicati da altri. Per il nostro Beckett è il caso, recente, del suo primo racconto in assoluto, Assunzione, fino ad ora inedito in Italia e oggi dato alle stampe dalla casa editrice Via Del Vento (Pistoia) la cui collana Ocra Gialla è dedicata proprio a testi inediti e rari del Novecento.
Curato e tradotto da Francesco Cappellini, con una preziosa postfazione di Gabriele Frasca, il volumetto, nelle sue belle pagine di carta vergatina, ci offre la prima prova narrativa beckettiana di cui si abbia traccia, un’allegoria sul tema dell’arte e della catarsi (quel «romanticismo tedesco che Beckett non avrebbe mai rimosso del tutto dalla sua opera» notano C.J. Ackerley e S. Gontarski nella loro Grove Companion To Samuel Beckett del 2004).
«Assunzione» è il primo vagito di quello scrittore che sarebbe venuto fuori compiutamente modernista solo in «Murphy» e che quel modernismo avrebbe superato, doppiato, polverizzato (è il caso di dirlo) nelle superbe prove silenti dei capolavori della maturità.
Sia chiaro, un testo di importanza più storica che artistica. Parliamo di un Beckett ventitreenne, e -nonostante questo – già arruolato da Joyce per far parte della casta di esegeti della sua Finnegans Wake ancora in progress, totalmente soggiogato dal fascino di Mr. Ulysses, ambizioso e – all’epoca – velleitario suo imitatore, narratore acerbo ma saggista già incredibilmente precoce e brillante. Assunzione è il primo vagito di quello scrittore che sarebbe venuto fuori compiutamente modernista solo in Murphy e che quel modernismo avrebbe superato, doppiato, polverizzato (è il caso di dirlo) nelle superbe prove silenti dei capolavori della maturità.
Più interessante di Assunzione, semmai, è il secondo racconto che completa il volume. Quasi un’oasi di lucidità nei caotici anni delle prose erudite del giovane Beckett: Un caso su mille (anche questo tradotto per la prima volta in italiano) è un racconto sinistro dai dialoghi puliti che ruota intorno a una vicenda medica realmente accaduta (una reminiscenza degli anni in cui l’adolescente Beckett frequentava la Royal Portora School) dai forti connotati psicoanalitici.
Proprio questo aspetto, visceralmente affondato nelle criticità mentali del Beckett degli anni Trenta (la psicoterapia con il futuro luminare Bion, il rapporto amore-odio con la madre) rende Un caso su mille un reperto di valore nell’archeologia beckettiana.