C’è Beckett e Beket
Davide Manuli firma un film ispirato ad «Aspettando Godot» che recepisce alla perfezione la lezione beckettiana sulle relazioni che legano i personaggi.
Non bastano due uomini che aspettano qualcuno in uno spazio desolato per fare un Godot. E questo Davide Manuli, autore del lungometraggio Beket uscito nel 2008, lo sa bene. Infatti, se pure la vicenda dei suoi Freak e Jajà (i due bravissimi Luciano Curreli e Jerome Duranteau) ricorda molto da vicino quella di Estragone e Vladimiro e i dialoghi e le ambientazioni (una Sardegna aspra e forte, da spaghetti-western metafisico) sono ampiamente mutuati dal capolavoro teatrale, è nell’attenzione con cui il regista ha saputo recepire la lezione beckettiana sulle relazioni che legano i personaggi a fare di questo film un’opera così ben riuscita.
Quando Jajà, in una delle prime scene, vede passare il Mariachi (un perfetto Roberto “Freak” Antoni, che firma anche musiche e canzoni della pellicola), siamo molto distanti dai cliché di Vladimiro e Pozzo, ma il rapporto che scatta tra le due figure beckettiane è meravigliosamente mantenuto. Da parte del Mariachi-Pozzo c’è tutto il desiderio di farsi applaudire, l’ostentazione del proprio talento-potere, l’arroganza violenta tenuta sotto pelle che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Da parte di Jajà-Vladimiro (a cui si aggiunge presto Freak-Estragone) resta intatta la deferenza interessata, la curiosità, il timore, la speranza scettica in una salvezza in cui per primi non si crede.
E così, anche quando entrano poi in scena personaggi che con la pièce non hanno nulla a che fare (gli agenti segreti zero-otto e zero-sei, ovvero Paolo Rossi e il grande Fabrizio Gifuni; i meno riusciti DJ-Adamo e la puttana-Eva) tutto si tiene grazie al sistema beckettiano attivato all’inizio che continua a produrre significato e a essere coerente, non perché si rincorre un impossibile calco del modello originale, ma perché si è capito come quel modello funziona e se ne è appresa la lezione.
Ovviamente a noi beckettiani il film di Manuli interessa soprattutto per i riferimenti al Nostro. Nel DVD distribuito da RaroVideo, tra i contenuti extra c’è anche un’intervista a Rick Cluchey, l’ex detenuto co-fondatore del San Quentin Drama Workshop insieme al quale Beckett firmò alcune tra le più memorabili regie dei suoi testi. Ma se Beckett vi interessa poco, e siete però degli appassionati di cinema, se vi piacciono Hitchcock e Sergio Leone, Frankenstein Jr. e i corti di Ciprì e Maresco, o ancora Scorsese, Jodorowsky o Tarantino, allora guardate Beket e non ve ne pentirete.