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I ricordi di Roger Blin

Audino manda in libreria le memorie del regista francese, senza il quale probabilmente non avremmo mai saputo nulla di «Aspettando Godot»

È ragionevole chiedersi se senza Roger Blin avremmo mai conosciuto Aspettando Godot e gli altri capolavori che, anche sulla scia della fama che quell’opera gli donò, Beckett avrebbe composto in seguito. L’attore e regista francese, infatti, fu l’unico che credette in quel testo mentre tutti gli altri impresari voltavano le spalle all’allora pressoché sconosciuto Samuel Beckett e si batté in prima persona affinché venisse messo in scena. Oggi l’editore Dino Audino manda in libreria le memorie di Roger Blin, raccolte da Lynda Bellity Perskine nel volume Roger Blin – Artaud, Beckett, Genet e gli altri.

Il racconto della storica prima messinscena di Aspettando Godot così come quello del successivo Finale di partita erano già apparsi, in Italia una quindicina di anni fa, in un’antologia di saggi edita dalla Bulzoni (Le ceneri della commedia) e si affiancano ora, nel volume edito da Audino, ai ricordi di Roger Blin sui suoi allestimenti di Giorni Felici e L’ultimo nastro di Krapp.

Le memorie del regista spaziano dai suoi esordi difficili durante la seconda guerra mondiale ai progetti che ha seguito fino agli ultimi giorni della sua vita. Storie che toccano nomi-chiave del teatro europeo (Artaud, Barrault, Genet, Strindberg, Adamov). Ma i beckettiani, ovviamente, troveranno interessanti soprattutto i ricordi relativi al lavoro con il grande autore irlandese. Non tanto per l’aneddotica (che pure non manca: il trucco per amplificare il suono che risveglia Winnie in Giorni Felici, gli accorgimenti per il riavvolgimento del nastro di Krapp, la meticolosa descrizione delle tecniche di illuminazione del misero palco del Babylone per la leggendaria prima del Godot) quanto per l’approccio nei confronti dei testi che Blin dichiara di aver sempre osservato nel corso della sua carriera.

Non mi sono mai servito di un’opera per farle dire altro che ciò che l’autore diceva. Gli autori che porto in scena sono spesso viventi e ciò permette loro di difendersi. Per me il testo non è mai un pretesto per esprimere i miei fantasmi. Non mi sono mai preoccupato di apporre il marchio Blin sui miei spettacoli.

Roger Blin

Forse anche per questo motivo e nonostante le tensioni che pure ci sono state («Io e Blin siamo come due uova – diceva Beckett – non sai mai come prenderci») il drammaturgo irlandese e il regista francese sono riusciti ad andare d’accordo per così tanti anni e per così tante produzioni portate a buon fine.

Grazie a Roger Blin abbiamo potuto conoscere il teatro di Beckett e Genet. Grazie al suo amore per il teatro, alla sua perseveranza. Grazie a quel suo speciale intuito che l’ha guidato, che gli ha fatto capire subito quale tesoro aveva in mano, quando gli è capitato di leggere quei testi. Laddove altri erano ciechi lui ha visto la poesia, il nuovo.

Horacio Czertok, dalla prefazione al volume

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