Interviste

«Al cuore di Beckett» diventa un graphic novel

Fabio Bussotti ci parla del suo romanzo in cui un serial killer associa le sue vittime ai personaggi beckettiani. Il volume uscì nel 2016 e ora torna in libreria in forma di storia a fumetti.

Parallelamente alla sua carriera di attore, Fabio Bussotti (Nastro D’Argento 1989 come migliore attore non protagonista in «Francesco» di Liliana Cavani) ha intrapreso da diversi anni l’attività di romanziere. Nel 2008 ha creato il personaggio del commissario Bertone. In uno dei romanzi che lo vedono protagonista (Al cuore di Beckett), l’investigatore deve catturare un serial killer che individua le sue vittime associandole ai personaggi di Samuel Beckett. Quel romanzo è ora diventato un graphic novel, pubblicato da Mincione Editore, su sceneggiatura dello stesso Bussotti e con le tavole firmate da Andrea Canolintas. Ho fatto qualche domanda a Fabio Bussotti a proposito di questa trasposizione.

I tuoi romanzi, con il commissario Bertone come protagonista, ruotano sempre intorno alla figura di un artista, spesso uno scrittore (penso a Il cameriere di Borges o L’amico di Keats). Quello che ruota intorno a Beckett (alla sua vita, alle sue opere, ai suoi personaggi) è stato più complicato o più semplice da ideare e scrivere?

Quando ho scelto Beckett come argomento portante di uno dei romanzi della serie del commissario Bertone, ero consapevole di affrontare il mio personale rapporto col suo teatro. Io sono un attore e una decina di anni fa ho interpretato Lucky in un allestimento di Aspettando Godot del Teatro Mercadante di Napoli. Fu quella un’esperienza bella e traumatica: al termine del celebre monologo crollavo a terra col cuore che mi batteva in gola. Il pubblico mi applaudiva, ma io mi sentivo sul punto di morire.

Raccontaci come hai proceduto per trasporre il romanzo Al cuore di Beckett in un testo a fumetti?

Sono affezionato al romanzo Al cuore di Beckett per due ragioni: è breve (ai giorni d’oggi, una qualità) e perché, pur avendo una trama complessa, è scorrevole. Mi sembrava quindi tecnicamente il più adatto a una trasposizione a fumetti. Naturalmente, ho dovuto ripensare la storia in modo diverso. Ho immaginato Al cuore di Beckett come un film del quale il bravissimo Andrea Canolintas avrebbe disegnato lo storyboard. E così abbiamo proceduto. Andrea ha trasformato gli stati d’animo dei personaggi in colori. Grazie a lui, è venuto fuori un lavoro poetico.

Due tavole del graphic novel Al cuore di Beckett. Il personaggio di Federico Pacifici, esperto di Beckett a cui ha dedicato un sito, è chiaramente ispirato al sottoscritto... :-)
Due tavole del graphic novel Al cuore di Beckett.
Il personaggio di Federico Pacifici, esperto di Beckett a cui ha dedicato un sito, è chiaramente ispirato al sottoscritto… 😉

Alcune tavole di Andrea Canolintas le ho trovate particolarmente efficaci. Penso ad esempio alla sequenza iniziale (con il giovane Beckett che si lancia da un albero – un aneddoto noto a chi conosce la biografia beckettiana). Come è stato collaborare con Canolintas?

Lavorare con Andrea è stato facile. C’è stata un’immediata sintonia. Mi ha rivelato che quando ha letto per la prima volta il romanzo, ha subito immaginato i personaggi, i luoghi e i colori. A mio parere, il commissario è un po’ troppo grasso, ma non sono riuscito a convincerlo a farlo dimagrire.

Chi segue questo sito, oltre a essere interessato al tuo romanzo (sia nella versione in prosa che a fumetti) sarà anche curioso delle tue esperienze come interprete beckettiano. Ti va di raccontarci qualcosa?

Con quel monologo di Lucky, che quasi mi faceva morire in scena, mi ero caricato sulle spalle le tragedie del Novecento: le guerre mondiali, la Shoah, l’infelicità umana, l’impossibilità di dare un senso all’esistenza. Giurai che non avrei più recitato Beckett in vita mia. Troppo pericoloso e potente per i miei mezzi. Da questa riflessione scaturì l’idea di tornare sull’opera di Beckett attraverso un romanzo. Speravo che qualche mio collega, dopo aver letto Al cuore di Beckett mi raccontasse il suo personale rapporto con i temi del grande scrittore irlandese, ma non è successo nulla. Evidentemente, l’idea che il teatro di Beckett possa sconvolgere e far molto “male” è mia. Io penso che dietro l’apparente leggerezza dei personaggi beckettiani si nasconda un baratro esistenziale del quale è impossibile intravedere il fondo.

Fabio Bussotti (Trevi, 1963) è attore, drammaturgo, sceneggiatore, scrittore e traduttore di romanzi dall’inglese. Si è diplomato presso la Bottega Teatrale di Firenze (’82-’83) diretta da Vittorio Gassman. Ha avuto come insegnanti, tra gli altri, Vittorio Gassman, Adolfo Celi, Orazio Costa, Giorgio Albertazzi, Gianandrea Gazzola, Alvaro Piccardi, Giovanni Pampiglione, Carla Bizzarri. Tra i premi che ha vinto: Nastro D’Argento (1989) come migliore attore non protagonista nel film «Francesco» di Liliana Cavani. E premio Navicella per lo stesso film. Nel 2008 crea il personaggio del commissario Bertone, protagonista di un ciclo di romanzi tra cui «L’invidia di Velázquez» (Sironi, 2008), «Le lacrime di Borromini» (Mincione, 20015) e, appunto, «Al cuore di Beckett» (Mincione, 2016). Vive tra Roma e Madrid.

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