Portare Beckett in Toscana
Sull'ultimo numero di The Beckett Circle, la newsletter semestrale della Samuel Beckett Society, è apparso il mio articolo "Bringing Beckett to Tuscany" dedicato al San Patrizio Livorno Festival. Riporto qui di seguito la versione italiana del testo.

Quando diversi anni fa Max O’Rover – nom de plume di Massimiliano Roveri, scrittore e mediatore culturale italiano trasferitosi a Dublino – mi chiese di partecipare con un mio intervento su Samuel Beckett a un festival che stava organizzando la mia prima reazione fu di perplessità. Succede sempre così quando qualcuno mi interpella come “esperto di Beckett”. Il mio primo istinto è quello di dire: ci sarà sicuramente qualcuno più titolato di me per un incarico di questo tipo.
Ma non potevo neanche fare finta che non esistesse samuelbeckett.it ovvero il portale italiano dedicato a Samuel Beckett che ideai nel 2003 e che da allora curo con impegno. In questi venti anni samuelbeckett.it è diventato un punto di riferimento per studiosi, artisti o semplici appassionati dell’opera di Beckett e mi ha fatto guadagnare l’opportunità di partecipare a convegni e conferenze di prestigiosi istituti tra cui l’Accademia di Belle Arti di Macerata e l’Accademia di Brera di Milano.
Il Festival che stava progettando Max O’Rover era un festival irlandese da realizzare a Livorno, la sua città natale in Toscana. In Italia non mancano i festival irlandesi. Sono molti gli italiani con una vera e propria fissazione per questo Paese. Ma il festival in questione, a cui fu presto trovato il nome definitivo di San Patrizio Livorno Festival, si differenziava dagli altri per un taglio prettamente culturale. Certo, la birra non sarebbe mancata, ma anziché limitarsi a una raffigurazione stereotipata dell’Irlanda qui ci si sarebbe concentrati di più sugli aspetti letterari, artistici e sociali di questo paese.
L’adeguatezza dell’approccio di Max è testimoniata dal fatto che oggi il festival può vantare risultati di cui andare fieri. Due prestigiosi scrittori irlandesi sono felici di mettere il proprio nome accanto a quello del festival: Catherine Dunne – co-fondatrice e co-direttrice dell’evento – e John Banville, lifetime-patron dell’iniziativa. Questo rende il San Patrizio Livorno Festival l’unico festival in Italia in cui sono coinvolti i due “Cavalieri della Stella d’Italia” irlandesi. L’Ambasciata Irlandese in Italia e Culture Ireland sostengono e promuovono il San Patrizio Livorno Festival. Lo stesso fa il Comune di Livorno e il suo assessorato alla Cultura. La location eletta per ospitare i vari incontri in programma è sempre l’ex cinema aurora, con la sua stravagante atmosfera da pub che mette subito pubblico e ospiti a proprio agio. L’ultima edizione, che si è svolta nell’arco del week-end di San Patrizio, dal 15 al 17 marzo 2024 – ha visto la partecipazione di ben 600 persone, con un aumento delle presenze di oltre 100 unità rispetto all’edizione precedente. Quest’anno, poi, abbiamo avuto l’onore di vedere la Samuel Beckett Society come media partner dell’evento.
Beckett, dunque. In occasione della mia prima partecipazione al festival, nel 2018, tenni un intervento in cui “smontavo” l’opera più celebre di questo autore, Aspettando Godot, attraverso un’analisi della struttura degli atti e alcuni aneddoti divertenti o significativi. L’anno successivo raccontai l’amicizia tra Samuel Beckett e il pittore Jack Yeats. Dopo l’inevitabile stop causato dalla pandemia, che ha costretto il festival a una versione ridotta e virtuale, i lavori sono ufficialmente ripresi nel 2023. In quell’occasione parlai del rapporto tra Beckett e Joyce e infine, quest’anno, ho avuto il piacere di raccontare al pubblico il rinnovato interesse per l’opera di Beckett in Italia grazie al ritorno in libreria di molti suoi testi (in particolare il prestigioso Meridiano Mondadori curato da Gabriele Frasca) e di alcuni importanti saggi pubblicati dalla casa editrice Cue Press.
Ma la mia partecipazione all’edizione 2024 del San Patrizio Livorno Festival si è estesa anche a un piacevole fuori programma: l’incontro con gli studenti del liceo linguistico Cecioni di Livorno che, su base volontaria, sono venuti la domenica mattina (e ora chi osa dire che Beckett non esercita il suo fascino sulle nuove generazioni?) per ascoltare il mio “Smontando Godot”.
Non è la prima volta che mi capita di parlare di Beckett a classi di studenti. Non ho mai considerato questi miei interventi come delle lezioni. Mi piace piuttosto pensare a questi momenti come a una forma di condivisione. Dopo tutto io non sono un docente. Sono uno scrittore, è vero, ma quando parlo di Beckett mi ritengo un semplice appassionato (molto appassionato, questo sì) che ha l’urgenza di raccontare quanto di bello e potente ha trovato nelle pagine di questo autore.
Prima di concludere, una nota a margine: l’ultima serata del festival ha visto la prima messinscena di un testo teatrale ancora in fieri, firmato da Max O’Rover: Not Beckett. L’attore Claudio Monteleone ha impersonato entrambi i personaggi del copione. Ambientato a Godotnia, un’immaginaria dittatura est europea, Not Beckett racconta la storia di Vladimir Lobatchevskiijy, il più importante studioso di Beckett del Paese, che di rientro da un simposio a Dublino viene arrestato dalla polizia segreta all’aeroporto. Godotnia ha deciso che Beckett non esiste, ma che era stato inventato dalla propaganda del nemico. Lobatchevskiijy affronta l’interrogatorio con una sola arma per salvarsi la vita: l’opera stessa di Beckett.
Che sia Beckett ad avere lo spazio di una rubrica fissa all’interno delle varie edizioni di un festival irlandese, proprio lui che ha avuto un rapporto critico con l’Irlanda, mi sembra sorprendente e al tempo stesso bellissimo. Qualcosa di molto beckettiano, se vogliamo cavarcela con una facile similitudine. Auguriamoci che molte nuove edizioni del San Patrizio Livorno Festival vedano la luce e che il legame che si è creato con la Samuel Beckett Society si rafforzi ancora di più nei prossimi anni.
E ora mettiamoci al lavoro per preparare l’edizione 2025.