L’eredità beckettiana nel teatro digitale
Nel saggio «Rimediazioni» di Grazia D'Arienzo, appena pubblicato da Accademia University Press, la studiosa indaga la disseminazione dell'opera di Beckett nei primi decenni dell'era digitale.
Di Grazia D’Arienzo avevamo già pubblicato – nella sezione materiali di samuelbeckett.it – il breve saggio The play is full of echoes dedicato all’attività di Samuel Beckett come regista delle sue proprie opere teatrali. Della stessa studiosa, ricercatrice in Discipline dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Salerno e visiting researcher allUniversidad de Zaragoza, segnaliamo oggi il più ampio studio critico apparso per le edizioni Accademia University Press dal titolo Rimediazioni. L’eredità beckettiana nel teatro digitale (1995-2009).
L’oggetto di questo studio è circoscritto in modo molto chiaro fin dalla premessa: gli spettacoli tecno-teatrali ispirati o influenzati dall’opera di Samuel Beckett e prodotti in Europa e negli Stati Uniti fra gli anni Novanta del ventesimo secolo e il primo decennio del ventunesimo. Il lavoro di D’Arienzo si concentra quindi su 7 casi studio: Play. A Virtual Reality Project di Lance Gharavi (1995), di cui avevamo parlato anche qui, il Beckett Space di David Saltz (1996), Neither di Studio Azzurro (2004), il Warten auf Godot di Arotin & Asmus (2005), l’esecuzione scenica di Qual è la parola di Frasca e Paci Dalò (2006), Eh Joe di Atom Egoyan (sempre 2006) e deForma_09 di Michele Sambin (2009).
Il volume è arricchito da una nutrita sezione iconografica e da un’appendice con interviste a molti degli autori delle opere citate.
Sappiamo che quella di Beckett è una arcimedialità che rende la sua opera permeabile alle interferenze esterne (a cominciare dalla presenza ante-litteram di un magnetofono co-protagonista in scena ne L’ultimo nastro di Krapp). Questo retaggio ha invitato innumerevoli esponenti delle arti visive e dei nuovi media a sperimentare con un corpus di testi che altrove suscitava soprattutto timore reverenziale. L’obiettivo di Rimediazioni di D’Arienzo è proprio quello di presentare esempi di come il superamento di questa attitudine ossequiosa abbia portato a risultati rivitalizzanti sia per le nuove tecnologie che per l’interpretazione della stessa opera beckettiana.