Questo film non s’ha da fare!
In una lunga intervista realizzata da samuelbeckett.it per l'edizione 2025 del San Patrizio Livorno Festival, il fotografo inglese Paul Joyce racconta la storia del suo celebre ritratto di Samuel Beckett e del film girato senza (prima e poi con) il permesso dell'autore.

Sia che siate appassionati di fotografia, di teatro, letteratura o di racconti di amicizia tra artisti questa è una bella storia.
Nel 1965, Paul Joyce, un giovane studente inglese di cinematografia, girò a sue spese un cortometraggio tratto da Atto senza parole II di Samuel Beckett. Il suo primo tentativo di ottenere i diritti per la diffusione del film andò in fumo. Ci riprovò direttamente con l’autore della pièce. In un comico rendez-vous a casa dell’editore John Calder, Joyce riuscì a spuntare i diritti dell’opera dallo stesso Beckett in cambio di una cifra irrisoria.
Una quindicina di anni più tardi, Paul Joyce – che nel frattempo era diventato un affermato fotografo – incontrò casualmente Samuel Beckett a Londra. Dopo una certa resistenza da parte del grande scrittore, Joyce riuscì a convincere Beckett a farsi fotografare. Quella foto oggi è uno dei più celebri ritratti dell’autore di Aspettando Godot e fa parte della collezione della National Portrait Gallery di Londra.
Per l’edizione 2025 del San Patrizio Livorno Festival, samuelbeckett.it ha realizzato una lunga intervista a Paul Joyce insieme a Patrick Bixby (presidente della The Samuel Beckett Society) e si è fatto raccontare i retroscena di quel celebre ritratto e la storia di un film “clandestino”.