Les jeux sont faits: la cultura della superficie

Beckett e il teatro della crisi

«Les jeux sont faits: la cultura della superficie» di Antonio Sanges (Carla Rossi Academy Press, 2023)

Autore: Antonio Sanges
Editore: Carla Rossi Academy Press, 2023
Indice del volume: Nota editoriale di Marino Alberto Balducci – Prefazione di Federica Perazzini – Prefazione di Maria Truglio – Introduzione – 1. Les jeux sont faits – 2. What do we talk about when we talk about nothing – 3. Musa epidermica – 4. Conclusione: poscritto osceno – Bibliografia.

Dall’introduzione: Il presente studio è la proposta di una lettura del testo di Samuel Beckett Finale di Partita che, tenendo in considerazione alcune delle interpretazioni più notevoli della stessa, consideri come sia possibile un interpretare alla lettera l’opera beckettiana medesima. Ciò significa che si scartano le interpretazioni allegoriche e si ritiene che il dramma in questione sia solo un dramma da vedere sulla scena piuttosto che da interpretare. Considerando il contesto dell’opera di Beckett ovvero le sue dichiarazioni circa il suo lavoro, nonché il contesto culturale del secondo Novecento, allorquando il disorientamento valoriale si rifletteva anche in campo estetico, si proporrà la categoria della “superficialità”, intesa come la cifra significativa dell’opera beckettiana, la quale presenta il suo significato nella mera successione fonica delle parole perché esiste un annullamento tematico, e anche quando si sfiorano contenuti alti (s’intende quelli che, come il dolore, l’amore o la morte, hanno sempre interessato la letteratura occidentale), essi sono appiattiti ad un banale livello conversazionale. Laddove la conversazione dei personaggi in scena, magari con toni elegiaci o lirici, risulta essere sempre non interpretabile dal punto di vista tematico-contenutistico perché è sempre banalizzata e disattivata, ovvero portata allo stesso livello di una conversazione tipicamente priva di distinzione o originalità come quella circa le condizioni meteorologiche.

Si dimostra così che sulla scena è presentato un conversare di niente, un estenuante small talk tra i personaggi che non sfonda i limiti dell’interiorità e della profondità e che trova il suo corrispettivo nel fatto che il dramma tecnicamente non abbia una fine in senso drammatico o epico: non c’è alcuna progressione della trama la quale sembra essere terminata sin dall’inizio. Oltre la scena, invece, ci potrebbe essere un’azione reale, che non viene mostrata al pubblico, e che potrebbe risultare in un modello escatologico che sulla scena non esiste, né se si voglia fare riferimento a paradigmi apocalittico-cristiani né se si voglia fare riferimento a paradigmi tragici.

Leggi la recensione di samuelbeckett.it

Pulsante per tornare all'inizio