Murphy

Titolo originale: Murphy
Data di composizione: agosto 1935 – giugno 1936
Prima edizione: Routledge, Londra, 1938
Edizioni italiane: Einaudi, 1980Einaudi, 2003Mondadori, 2023

Dopo il trasferimento a Londra, compiuto verso la fine del 1933, la psicanalisi irrompe nella vita di Beckett attraverso due vie. La prima via è indiretta: il suo amico Geoffrey Thompson inizia a studiare questa disciplina presso il Bethlem Royal Hospital. Beckett lo va a trovare spesso, entrando così in contatto con l’universo oscuro ma in qualche modo soggiogante delle malattie mentali e delle teorie che intorno ad esse si vanno sviluppando. La via diretta, invece, è quella che lo vede paziente irrequieto di sedute psicoanalitiche, nel tentativo di superare le sempre più feroci crisi depressive, presso lo studio del dottor Wilfred R. Bion alla Tavistock Clinic. Da questo humus di scienza e sofferenza nasce Murphy.

Le prime mosse di questo nuovo romanzo si giocano in realtà sulla base di un racconto lungo, intitolato Sasha Murphy, cui Beckett lavora a partire dall’autunno del 1934. Il racconto rimane presto a metà mentre il suo autore si dibatte tra l’impossibile rapporto con la madre (che rivede quando torna di tanto in tanto a Dublino per poi fuggire immediatamente, quasi soffocato), le difficoltà finanziare (cui pure la madre sopperisce…) e la difficile terapia con Bion (il quale poi diventerà uno dei principali esponenti della piscanalisi: sull’incontro tra Beckett e Bion, due “sconosciuti” che avrebbero in futuro cambiato il corso dei rispettivi campi di applicazione, si veda l’approfondito saggio di Anzieu).

A Londra Beckett conduce una vita da disadattato: senza soldi, si imbottisce di letture e di visite artistiche e culturali e contempla impietosamente il fallimento delle sue ambizioni letterarie. Finalmente, nell’estate del 1935, si rituffa nel manoscritto. Lo porta avanti prima con foga, poi con nuovi rallentamenti, ma ormai determinato a chiudere. Nel frattempo torna a Dublino, dove mette il punto al tredicesimo e ultimo capitolo del romanzo nell’estate del 1936.

Il personaggio di Murphy è modellato su una matrice esplicitamente autobiografica. Dublinese, trapiantato a Londra, erudito e ironico e al tempo stesso incapace di prendere decisioni anche minime riguardanti la sua vita, Murphy trova il suo passatempo preferito nel librarsi oltre i limiti corporei e abbandonarsi a riflessioni squisitamente interiori. Murphy è soprattutto qualcuno che si lega a una sedia a dondolo e oscilla beato nel suo solipsismo. Ma Murphy non è solo: con lui c’è Celia, una prostituita innamorata di lui e che lui ama (pigramente, è chiaro). Un generoso lontano zio fornisce periodicamente quattrini utili al sostentamento dell’improbabile coppia.

Hyde Park, Londra. La statua dedicata a Rima, opera di Jacob Epstein (1925). E’ dietro questa scultura che si trova uno dei nascondigli preferiti di Murphy.

Hyde Park, Londra. La statua dedicata a Rima, opera di Jacob Epstein (1925). E’ dietro questa scultura che si trova uno dei nascondigli preferiti di Murphy.

Il giorno in cui Celia pone a Murphy un ultimatum le cose cambiano: o Murphy si decide a trovare un lavoro e dare un senso alla sua vita oppure lei lo abbandonerà. Inizia qui una serie di scenette piuttosto divertenti animate soprattutto da un gruppo di personaggi secondari: Neary (il vecchio maestro di Murphy), Cooper (il suo aiutante alcolizzato), Wylie (uno studente di Neary) e la signorina Counihan (al tempo stesso innamorata di Murphy e amata da Neary). I quattro partono da Dublino alla volta di Londra alla ricerca di Murphy, mossi da fini diversi. Nel frattempo Murphy ha trovato lavoro come infermiere alla Magione Maddalena della Misericordia Mentale. Qui Murphy giocherà un’incredibile partita a scacchi con il signor Endon, uno schizofrenico.

La morte coglierà Murphy di sorpresa. Mentre si dondola beato in braccio ai suoi pensieri una fuga di gas lo fa saltare per aria. Proprio quando ormai i quattro dublinesi – cui nel frattempo si è unita Celia – sono riusciti a tornare sulle sue tracce. Cooper viene incaricato di eseguire le ultime volontà di Murphy (essere cremato e poi le ceneri gettate in uno dei cessi dell’Abbey Theater di Dublino). Ma anche questa sordida fine non si compirà: Cooper, mentre ha il sacchetto con le ceneri sottobraccio, viene coinvolto in una rissa da pub e “prim’ancora dell’ora di chiusura, il corpo, la mente e l’anima di Murphy erano liberamente distribuiti sul pavimento del locale; e prim’ancora che un’altra alba tornasse a rischiarare tenuemente la terra, furono spazzati via con la segatura, la birra, le cicche, i cocci di vetro, i fiammiferi, gli sputi, i vomiti“.

Con Murphy Beckett compie un primo importante passo avanti nella formazione della sua poetica. Se prima era solo l’erudizione, tanto più fredda quanto più ostentata, a fare da motore artistico delle sue opere, qui si introduce un fluido lirico che ammorbidisce e valorizza la prosa. Murphy è – per dirla con parole più semplici – la prima opera narrativa di Beckett che presenti un oggettivo spessore letterario, con un’attenzione allo stile e al lessico che giustifica i lunghi mesi spesi per comporre questi tredici brevi capitoli. Compaiono (e non solo nella già citata partita con il signor Endon) i riferimenti al gioco degli scacchi che ritroveremo in Finale di partita, ritornano le immancabili similitudini con Belacqua (Più pene che pane) e infine – se proprio vogliamo indugiare con questo gioco di ricerca dei riferimenti – due infermieri colleghi di Murphy si chiamano Bim e Bom come i personaggi di Cosa dove.

Il vero punto di forza di Murphy è il modo in cui viene trattato l’elemento psicoanalitico in impressionante anticipo rispetto ai tempi. Beckett introduce il punto di vista dell’irrazionalità e lo fa non con la consapevolezza del sapiente, ma con l’ammirazione del discepolo.

Come nota anche Alvarez, tuttavia, il vero punto di forza di Murphy è il modo in cui viene trattato l’elemento psicanalitico in impressionante anticipo rispetto ai tempi: “Negli anni Settanta è diventato di moda credere che lo schizofrenico nella sua follia sia in un certo senso più vicino alla verità di noi tutti, nella nostra cosiddetta sanità. Ma non era così nel 1938“. Beckett introduce il punto di vista dell’irrazionalità nella creazione letteraria e lo fa in modo del tutto diverso a come lo si era fatto fino ad allora. Non con la consapevolezza del sapiente, ma con l’ammirazione del discepolo (la stessa che nutre il “sano” Murphy nei confronti del “matto” Endon).

Murphy sarà pubblicato da Routledge nel 1938. L’iter editoriale non farà penare l’autore più di tanto. Beckett è tutto sommato soddisfatto, sebbene consideri la pubblicazione presso un editore inglese solo un lasciapassare per avere una via più facile con gli editori americani. In qualche modo sente di essere su una strada buona. Ma un evento più grande di lui sta incombendo all’orizzonte: la Seconda Guerra Mondiale.

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