Né l’uno né l’altro

Titolo originale: Neither Data di composizione: 1976 Prima edizione: in “Journal of Beckett Studies” n. 4 (1979) Edizioni italiane: Einaudi, 2008 – Einaudi, 2010
Difficile, nella vasta produzione trans-mediale di Samuel Beckett, trovare la scatola giusta dove collocare Né l’uno né l’altro. Generalmente considerato una composizione poetica viene qui inserito nella categoria delle opere di narrativa perché, come ricorda Gabriele Frasca nella prefazione a Einaudi, 2008, Beckett considerava questo testo, sebbene costellato di numerosi “a capo”, una prosa breve e si oppose alla sua inclusione nei Collected Poems pubblicati da Calder nel 1984. Di fatto, le vicende che hanno portato alla stesura definitiva di Né l’uno né l’altro indurrebbero quasi a guardare Beckett sotto una nuova, inedita veste: quella del librettista d’opera. Né l’uno né l’altro infatti fu scritto da Beckett su richiesta del compositore statunitense Morton Feldman come testo per un’opera lirica.

Il compositore statunitense Morton Feldman (1926-1987)
Knowlson descrive dettagliatamente l’incontro tra Feldman, docente di musica alla State University of New York e compositore di nicchia di musica contemporanea, e il celeberrimo Beckett. Feldman avvicinò Beckett allo Schiller-Theater di Berlino durante una prova teatrale. L’obiettivo del compositore era quello di ottenere un testo originale da Beckett per una sua opera. La risposta di Beckett fu disarmante: «Signor Feldman, l’opera lirica non mi piace! E non mi piace che le mie parole vengano messe in musica». La risposta di Feldman fu, se possibile, altrettanto disarmante. Disse che comprendeva benissimo il disinteresse di Beckett per la musica e che dopo tutto non aveva idea di cosa volesse esattamente dal grande scrittore. A quel punto Beckett prese un pezzo di carta e butto giù alcune parole, alcune frasi che aveva sempre pensato fossero in qualche modo cantabili. Poi disse che ci avrebbe lavorato un po’ e che forse si sarebbe rifatto vivo. Alla fine di settembre del 1976, Feldman ricevette una cartolina da Beckett. Sul retro un breve testo scritto a mano e intitolato Neither.
Signor Feldman, l’opera lirica non mi piace! E non mi piace che le mie parole vengano messe in musica!
La risposta di Beckett a Feldman che gli chiedeva un testo originale per l’opera che stava componendo.
Il testo si compone di ottantasette parole, senza uso di maiuscole, con nove a capo per un totale di dieci brevi enunciati. La punteggiatura si riduce a due o tre virgole. Il contenuto – come notato da Ackerley e Gontarski in The Grove Companion To Samuel Beckett (New York, 2004) – si rifà alla vecchia nozione della vita come nulla più che un moto oscillatorio. La voce parla dell’andirivieni tra due ombre, quella interna e quella esterna, “dall’impenetrabile sé all’impenetrabile non-sé“, finché non si arresta, finalmente disinteressata “all’uno e all’altro“, raggiungendo così “l’inesprimibile meta“.
Se a stento Né l’uno né l’altro può essere considerato un libretto d’opera, anche la musica di Feldman composta per l’occasione sfugge all’idea comune di opera lirica: né trama, né personaggi, né scenografie. La prima di Neither andò in scena al Teatro dell’Opera di Roma il 12 giugno del 1977. Dieci anni dopo, Feldman avrebbe di nuovo reso omaggio all’autore irlandese componendo la lunga suite orchestrale For Samuel Beckett e un partitura originale per Parole e musica.