Peggio tutta
Titolo originale: Worstward ho Data di composizione: 1981–1983 Prima edizione: John Calder, Londra, 1983 Edizioni italiane: JacaBook, 1986 – Einaudi, 2008 – Mondadori, 2023
“Si tratta del mio rantolo estremo“, confesserà Samuel Beckett a Mel Gussow nel giugno del 1984. E, se si escludono la prosa breve Fremiti fermi e la poesia Qual è la parola, Peggio tutta è veramente l’ultima opera beckettiana di una certa estensione.
Composta da 92 capoversi, questa prosa rappresenta il non plus ultra formale della narrativa beckettiana. Mussapi nell’introduzione alla prima edizione italiana (JacaBook, 1986) nota che Peggio tutta, con il suo insistere nell’idea di domanda e nella lotta contro l’inerzia, si pone come momento idealmente anteriore alle ultime prose (ad esempio Compagnia) pur essendo stata scritta dopo di esse, ma è altrettanto vero che da un punto di vista stilistico oltre non sarebbe possibile andare.
Il personaggio di Edgar del Re Lear di Shakespear. Da alcune sue battute (“Il peggio non è ancora arrivato fin tanto che si può dire questo è il peggio”), Beckett trasse ispirazione per iniziare “Worstward Ho”.
La trama, già evanescente nelle altre opere, si dissolve del tutto lasciando il posto a un’anonima voce incorporea (il distillato purissimo della poetica beckettiana) che evoca non già memorie o immagini ma irrisolti brandelli di queste. La sintassi esplode e si disperde in frasi monche e sconnesse: “Daccapo agli un tempo cosiddetti due come uno. Predando proprio dacché non da molto da ultimo peggio fallito. Proprio dacché vastità fra l’uno e l’altro“.
Eppure, come sempre in Beckett, la forza lirica vola al di sopra delle scelte formali. Nota Knowlson: “La verità di queste tracce emozionali, insieme al semplice coraggio di un incontro così audace col linguaggio, l’infinito e il vuoto, impediscono al testo di diventare arido ed eccessivamente inumano. L’immaginazione, per quanto in rovina, è ancora viva“.
La verità di queste tracce emozionali, insieme al semplice coraggio di un incontro così audace col linguaggio, l’infinito e il vuoto, impediscono al testo di diventare arido ed eccessivamente inumano. L’immaginazione, per quanto in rovina, è ancora viva.
James Knowlson, «Samuel Beckett. Una vita.»
Il titolo originale, Worstward Ho, ha impegnato non poco i traduttori italiani. Si tratta di un gioco di parole sulla frase, tratta dal gergo marinaro, “westward ho!“, (traducibile, più o meno, con “avanti tutta verso ovest!”). Sostituendo west con worst (“peggio”) il senso esultante della frase viene fatto crollare con esito tragicomico. Per la prima edizione italiana Mussapi scelse di lasciare il titolo in originale. Per l’edizione Einaudi del 2008 Frasca, pur riconoscendo i limiti della soluzione, decise di tradurre il titolo in Peggio tutta.