Tutti quelli che cadono
Titolo originale: All That Fall Data di composizione: luglio – settembre 1956 Prima trasmissione: BBC, 13 febbraio 1957 Prima edizione: Faber & Faber, Londra, 1956 Edizioni italiane: Einaudi/Gallimard, 1994 – Einaudi, 2002 – Einaudi, 2005
L’estate del 1956 segna il primo impegno dell’autore in campo radiofonico.
La rete radiofonica inglese BBC era alla ricerca di autori di spicco cui affidare la programmazione di prosa e – tra questi – si era rivolta anche a Samuel Beckett divenuto recentemente celebre grazie ad Aspettando Godot. Beckett colse subito l’occasione per scrivere una storia irlandese piuttosto macabra sfruttando le potenzialità che il nuovo mezzo gli metteva a disposizione e in particolare i rumori. C’è un grande uso di rumori di fondo in Tutti quelli che cadono, versi di animali, cigolii, clangori meccanici e atmosferici. L’idea – piuttosto insolita per l’epoca – fu quella di ricreare in studio i rumori necessari anziché ricorrere a quelli già presenti in archivio e registrati dal vivo. Sembra che il Radiophonic Workshop della BBC nacque proprio in seguito a questa sperimentazione.
Al di là di questo substrato rumoristico, la vicenda di Tutti quelli che cadono (il titolo è ripreso dal Salmo 145) è di impianto convenzionale: la signora Rooney va, come tutti i giorni, alla stazione del piccolo centro irlandese in cui vive (tutto lascia presagire che si tratti proprio di Foxrock, la periferia di Dublino in cui nacque Beckett) per andare a prendere il marito, pendolare, di ritorno dall’ufficio. Ma il treno porta ritardo. Quando finalmente arriva, il signor Rooney (il quale è cieco) afferma di non aver capito il motivo del ritardo del treno su cui stava viaggiando. Ma sul finale, mentre l’anziana coppia di coniugi rincasa sotto un temporale, un ragazzo incontrato lungo la strada rivela che il ritardo del treno è stato causato da un terribile incidente. Un bambino che si trovava sul treno è infatti accidentalmente caduto dal finestrino ed è rimasto schiacciato dai vagoni. Sebbene nulla confermi i sospetti in tal senso, chi ascolta il radiodramma resta con l’idea che la tragedia sia stata in realtà causata arbitrariamente dal signor Rooney per pura cattiveria o per noia.
Alessandro Forlani (in Halley, 2006) sottolinea l’angoscioso climax creato “con tecnica affine a quella dello scrittore o sceneggiatore professionista di racconti del brivido. (…) La verità sul ritardo del treno, della morte di un bambino, cala all’improvviso sulle patetiche senili lagnanze dei coniugi Rooney. Né al pubblico è concesso “respiro”, poiché il racconto finisce qui“.
La verità sul ritardo del treno, della morte di un bambino, cala all’improvviso sulle patetiche senili lagnanze dei coniugi Rooney. Né al pubblico è concesso “respiro”, poiché il racconto finisce qui.
Alessandro Forlani in «PlayBeckett» (Halley, 2006)
Knowlson individua in Tutti quelli che cadono uno dei momenti di maggiore “antagonismo” tra Beckett e Dio: i coniugi Rooney che sghignazzano cinicamente dopo aver recitato il passo del salmo che dà il titolo all’opera (“Il Signore sostiene quelli che vacillano / e rialza chiunque è caduto“) rappresentano, secondo il biografo, il simbolo della rabbia di Beckett per la morte del fratello Frank avvenuta due anni prima. Frank, a differenza di Samuel, era un uomo di religione cristiana e di grande fede. Ma durante gli ultimi mesi di vita, Beckett “aveva visto quanto poco aiuto la sua fede sembrava offrirgli e aveva sentito acutamente la sua impotenza e la sua pena“.
“Tre ciechi in tre opere” nota acutamente Mayoux in uno studio su Beckett (pubblicato in Bulzoni, 1997). Ed effettivamente il signor Rooney è il terzo personaggio cieco dopo Pozzo di Aspettando Godot e Hamm di Finale di Partita (tutti scritti negli stessi anni). Mi permetto di correggere Mayoux e di dire “quattro ciechi in quattro opere” contando anche il personaggio del violinista in Teatro I, anch’esso scritto nel 1956. E, aggiungerei che Rooney è l’ennesimo cieco che ama declamare storie, che chiede insistentemente l’attenzione del pubblico, che adora sentire la propria voce senza preoccuparsi dell’indifferenza degli ascoltatori (rispettivamente: Vladimiro ed Estragone, Clov e la signora Rooney).
L’inaugurazione dell’ippodromo di Leopardstown a sud di Dublino, cui si fa indirettamente riferimento in “Tutti quelli che cadono”. Questo e altri particolari geografici hanno portato gli studiosi a concludere che la vicenda si svolga proprio nella località in cui è nato Beckett.
Non si fermano qui i paralleli con le altre opere di Beckett: mentre la signora Rooney raggiunge la piccola stazioncina incontra un gran numero di persone e a tutti chiede notizie dei loro familiari o amici. Ogni volta però ottiene risposte terribili. Ne viene fuori l’immagine desolante e grottesca di una popolazione malata e colpita da chissà quali disgrazie. Un po’ come la disastrata famiglia Lynch che viene descritta in Watt. Ancora: a un certo punto il signor Rooney propone a sua moglie di darsi reciprocamente le spalle e chiarisce “come i dannati di Dante“. Si riferisce ai fraudolenti del XX canto dell’Inferno, gli stessi presi a modello diversi anni dopo per i personaggi di Immaginazione morta immaginate. Infine: il ragazzo che alla fine rincorre i coniugi Rooney fa subito venire in mente il messaggero di Aspettando Godot e lo spettro che compare sul finale del Trio degli spiriti: tutti e tre sono giovani, tutti e tre portano tristi notizie.