Eleutheria

Titolo originale: Eleutheria
Data di composizione: 1947
Prima rappresentazione: Teheran, City Theatre, 2005
Prima edizione: Editions de Minuit, 1995
Edizioni italiane: inedito

Per sottrarsi ai condizionamenti e alle ipocrisie della sua famiglia borghese, il giovane Victor Krap decide di abbandonare la casa in cui è nato. Nella magra solitudine del suo esilio sceglierà, deliberatamente, di non scegliere più nulla: una rinuncia alla volontà di sapore schopenhaueriano.

Il primo vero e proprio testo teatrale di Beckett, nonché il più lungo e il più complesso (tre atti, diciassette attori, un palcoscenico multilivello) non venne mai né rappresentato né pubblicato, vivo l’autore (In Italia è tutt’ora inedito). Una accurata analisi di Eleutheria e dei primi tentativi teatrali beckettiani (l’amatoriale Le Kid e l’incompiuto Desideri Umani) è contenuta nel saggio Prima di Godot di Dougald McMillan e Martha Fehsenfeld (Bulzoni, 1997).

Beckett scrisse questo testo per distrarsi dalle preoccupazioni che la sua decisiva produzione in prosa, già avviata ma ancora lontana dal successo, gli stava procurando. L’opera soffre certo di molti punti deboli ma può vantare anche spunti degni di nota: l’utilizzo autoironico dell’espediente del teatro nel teatro, la parodia del genere classico, la derisione del teatro borghese. Se fosse stata messa in scena lo stesso anno in cui fu scritta, quando ancora Ionesco era acerbo e Adamov inedito, Eleutheria sarebbe stata salutata come l’inizio di una nuova fase del teatro d’avanguardia. Ma così non fu. Per far scoppiare la rivoluzione bisognerà aspettare l’arrivo del signor Godot.

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